giovedì 24 marzo 2016

Recensione "Girl runner" di Carrie Snyder

Buon pomeriggio cari lettori,

come va? Oggi ho un pò di tempo da dedicare al mio angolino e ne approfitto per dirvi la mia su Girl runner di Carrie Snyder, edito da Sonzogno, pag. 277.

Ringrazio la casa editrice per avermi gentilmente inviato una copia cartacea del romanzo in cambio di una sincera recensione.


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Sinossi: La ragazza che correva si chiama Aganetha Smart e, nel 1928, conquistò la medaglia d' oro per il Canada alle Olimpiadi di Amsterdam. Ma chi si ricorda più di lei e della sua gloria passata, ora che vive sola e abbandonata in una casa per anziani?

Eppure, un giorno, la sua tranquilla routine viene interrotta dalla visita di un ragazzo e una ragazza, desiderosi – almeno così dicono – di farsi raccontare la sua storia e girare un documentario sulle sue imprese sportive. Con il corpo debole ma la mente pronta a un’ultima avventura, Aganetha si lascia così caricare in auto e trascinare via. Man mano che il viaggio la conduce verso i luoghi della sua infanzia, nelle brumose campagne dell’Ontario, i ricordi di Aggie (come la chiamavano affettuosamente in famiglia) invadono la scena, si accavallano, raccontando una vita movimentata e intensa. I numerosi personaggi del suo lontano passato tornano così a esistere, più presenti dei vivi che la circondano: c’è Aganetha bambina e poi adolescente che, insieme alle sorelle, impara a conoscere il mondo dei grandi; c’è la Prima guerra mondiale, che si porta via tanti giovani; c’è la scoperta del talento atletico e quell’allenatore che eccita la sua voglia di primeggiare; ci sono i tormenti dell’amicizia femminile e poi quelli del primo amore; infine c’è la donna adulta, alle prese con scelte di vita che non sempre si collocano nel solco della propria epoca. Oltre a una trama ricca di colpi di scena, è la voce narrante di Aganetha a sedurre e ipnotizzare il lettore, con le sue emozioni, la sua forza d’animo e quella speciale generosità che la porta a entrare in contatto con persone molto diverse da lei. Solo quando il suo viaggio si avvia alla conclusione, Aggie scopre che i due giovani che sono venuti a cercarla non sono quel che dicono di essere, e conoscono un segreto che lei non ha mai rivelato a nessuno.


Il mio pensiero:


"Per tutta la vita non ho fatto altro che andare da qualche parte, mirando un punto fisso all' orizzonte che sembrava non avvicinarsi mai. All' inizio l' ho inseguito con abbandono, con fiducia, poi con una certa frustrazione, con dolore, e ancora più avanti con la lucidità di un' artista della fuga. Ormai è troppo tardi per fermarsi, anche se corro solo nella mente, per abitudine."


Girl runner è un romanzo sulla grande, immensa, infinita forza delle donne. L' autrice, Carrie Snyder, prende spunto da un evento realmente accaduto per ricamare la trama di una storia malinconica ma intrisa di coraggio. 

Nel 1928 alle Olimpiadi di Amsterdam, le donne poterono partecipare per la prima volta ad alcune gare di atletica. Questa storia si ispira alle famose "Imbattibili sei", ovvero le Matchless six, come erano state chiamate le ragazze della squadra di atletica canadese. 

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La protagonista del romanzo è un personaggio di fantasia. Il suo nome è Aganetha Smart di 104 anni, ospite in una casa di cura per anziani. Lei stessa si descrive un pò sorda, ma non quanto credono, e quasi cieca. Vive circondata da sconosciuti fino al giorno in cui arrivano due ragazzi per prelevarla e portarla nei luoghi dei ricordi, con la scusa di filmare un documentario sulla sua carriera.

Il racconto è in prima persona, è Aganetha a parlarci, mentre la coppia di visitatori, rispettivamente Kaley e Max fanno da contorno e il loro ruolo all' interno della storia viene nascosto al lettore quasi fino all' epilogo.

Aganetha durante il breve viaggio in macchina intervalla momenti di lucidità a ricordi che man mano riaffiorano nella sua mente. E attraverso i continui flashbach che veniamo a conoscenza della vita di questa donna. 

I ricordi di Aganetha ci portano nelle campagne dell' Ontario, dove viveva con la sua famiglia, composta dal padre Robert, la madre Jessica, le sue sorelle, Olive e Cora. Ma ad arricchire il nucleo familiare ci sono anche i figli del padre avuti da un precedente matrimonio, una famiglia allargata, come si direbbe ai nostri giorni!

Le vicissitudini della famiglia Smart ci vengono raccontate da lei stessa in un vortice di emozioni. Il rapporto con le sorelle, in particolare con Fannie mi ha commosso, il ruolo della mamma Jessica che aiutava le "ragazze" del paese ben definito e, infine, Cora e Olive, presenze costanti e contrastanti al tempo stesso. Il tutto è fortemente marcato da una costante, la passione di Aggie per la corsa. Una passione che la porterà ad abbandonare la famiglia, appena adolescente, per trasferirsi a Toronto e inseguire un sogno. Con l' aiuto del signor Trister, il suo allenatore, Aggie parteciperà alle Olimpiade del 1928 ad Amsterdam e si aggiudicherà l' oro. Una medaglia che le permetterà di cambiare il corso della sua vita e la renderà famosa. Ma il successo si sa, un conto da pagare prima o poi lo presenta e Aggie si vedrà costretta a fare delle "scelte". 

Una sinfonia di ricordi invadono ogni pagina, ogni riga, facendo correre le parole nella maratona della vita!

Una vita, quella di Aggie, certo non facile ma la determinazione e la passione nel raggiungere il proprio obiettivo hanno fatto di lei una donna forte. I ricordi riaffiorano contornati da un velo di tristezza e malinconia che a tratti mi ha commosso. 

L'autrice è molto essenziale nel descrivere l' aspetto psicologico dei vari personaggi, concreta nel raccontare i tanti episodi e le duecentosettantasette pagine scorrono senza fatica. 

Un groviglio di contrastanti sentimenti corrono insieme alla protagonista e il lettore si trova a correre insieme a lei per districarne la matassa, ma solo all' epilogo il cerchio della storia si chiude e il rimorso della "scelta" sarà solo un lontano ricordo.

Lo consiglio? A chi ha voglia di una storia senza molte pretese ma non per questo banale o per chi ha voglia di una lettura malinconica ma di buona compagnia. 



VOTO: TRE ROSE

lunedì 21 marzo 2016

Oggi vi parlo di..."Due verticale" di Jeff Bartsch

Buon lunedì cari lettori,

dopo un fine settimana caotico iniziamo la giornata parlando di libri e scopriamo insieme quale romanzo, prossimo in uscita, ha catturato la mia attenzione!

Oggi vi parlo di... Due verticale, il romanzo d' esordio di Jeff Bartsch.


"Gli amanti delle parole crociate si divertiranno a cogliere i riferimenti enigmistici sparsi nel romanzo, ma tutti saranno catturati dal mistero più affascinante: Stanley e Vera riusciranno a trovare la strada verso la felicità?" The New York Times


"Un romanzo brillante e innovativo. Imperdibile." Booklist


"A volte diverte, a volte malinconico, il rapporto tra Vera e Stanley costringerà i lettori a fare il tifo per questa coppia di personaggi indimenticabili." Library Journal



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Titolo: Due verticale - un amore a a schema libero

Autore: Jeff Bartsch

Editore: Casa Editrice Nord

Data di pubblicazione: 14 aprile 2016

Pagine: 324

Prezzo: 16,60 euro cartaceo, ebook 9,99 euro


Sinossi: Stanley Owens non ha amici, e a lui va benissimo così. E comunque non ha mai trovato nessuno che condividesse il suo amore sconfinato per i libri, i numeri e, soprattutto, per l’enigmistica: inventare cruciverba è il suo sogno, la sua ragione di vita. Un giorno, però, incontra Vera, una ragazza diversa dalle altre: diversa come lui. La loro sintonia è talmente profonda che Vera non si stupisce quando lui le propone di sposarlo (per finta) e di rivendere i (veri) regali di nozze, così da pagarsi un biglietto per la libertà. E accetta. Anche perché è davvero innamorata di Stanley. Ma lui non lo capisce e, dopo la cerimonia, la lascia andare. La vita li separa, ma non c’è come la lontananza per far emergere la verità. Col tempo, Stanley si rende conto che la sua vita è piena di caselle bianche che possono essere riempite solo da Vera. Decide allora di riconquistarla, usando l'unico linguaggio che conosce: semina i suoi cruciverba d'indizi comprensibili soltanto a lei, sperando che, prima o poi e ovunque lei sia, la sua dichiarazione d’amore giunga a destinazione… Con un sorriso e una lacrima, con eleganza e originalità, «Due verticale» ci rivela che è sempre possibile trovare la strada verso la felicità, se si è disposti a risolvere quell’affascinante enigma che è l’amore. E che non bisogna essere «solutori più che abili» per riuscirci, perché la chiave è alla portata di tutti: basta ascoltare la voce del cuore.


Con un sorriso e una lacrima, con eleganza e originalità, "Due verticale" ci rivela che è sempre possibile trovare la strada verso la felicità, se si è disposti a risolvere quell' affascinante enigma che è l' amore. E che non bisogna essere "solutori più che abili", per riuscirci, perché a chiave è alla portata di tutti: basta ascoltare la voce del cuore.


Dopo aver studiato scrittura creativa all' University of Winsconsin, Jeff Bartsch ha intrapreso con successo una carriera di copywriter, coronata da numerosi premi e riconoscimenti. Attualmente vive a New York. Due verticale è il suo romanzo d' esordio.

martedì 15 marzo 2016

Recensione - "Il bambino magico" di Maria Paola Colombo

Buon pomeriggio cari lettori e buon martedì,

come procedono le vostre letture? Nel mio caso,  marzo si sta presentando abbastanza proficuo, ho in lista almeno altri tre libri e mi auguro di leggerli tutti! 

Oggi voglio parlarvi de "Il bambino magico" di Maria Paola Colombo, editore Mondadori, pag. 228 e colgo l' occasione per ringraziare la casa editrice per avermi gentilmente inviato l' ebook.

Detto questo, mettetevi comodi, spero di trovare le parole giuste per trasmettervi tutte le emozioni che ho provato durante la lettura e raccontarvi la meravigliosa storia di Moussa, Gora e Miriam. Buona lettura!


Il bambino magico

Sinossi: Questa storia inizia in una notte africana, sotto l'albero delle parole. Qui, dove di giorno gli uomini del villaggio si raccolgono per ragionare, nel buio crepitante di lampi un bambino di cinque anni stringe al petto un fagotto. Il bambino si chiama Gora, è figlio di Ibrahima Diop il lottatore e, tra le braccia, regge un neonato con la pelle bianca come il latte di capra. È uno zeruzeru: un africano albino. Una sventura. Un bambino magico. Ma per Gora è soltanto Moussa, suo fratello. Il villaggio di Marindo-Ta, una manciata di capanne e campi di arachidi nel cuore della savana, custodisce il segreto del figlio bianco. Tra le lezioni alla scuola coranica e le scorribande al vecchio recinto, Gora e Moussa crescono inseparabili: un bambino nero e la sua ombra bianca. Ai loro giochi selvaggi si unisce Miriam, che preferisce le corse sfrenate alle bambole di stracci. È testarda, disobbediente e visionaria. Miriam è il primo amore, vissuto con la convinzione assoluta dei bambini, accompagnato dalla promessa folle dell'indissolubilità: insieme, noi tre, sempre. Miriam è il desiderio che spinge a infrangere i divieti, che allarga l'orizzonte delle avventure, oltre il perimetro del villaggio, oltre il confine dell'Africa e dell'infanzia. Fino all'Europa, all'Italia, alle strade di una Milano distratta, dove, ventenni, approdano come migranti, stranieri, ultimi tra gli ultimi. Nel loro sguardo si specchia un'Italia sognata come l'El Dorado che si svela nelle sue contraddizioni, ostilità, solitudini, ma che è anche capace di gesti inattesi di immaginazione e generosità. Con voce limpida e ispirata, Maria Paola Colombo attinge alla potenza del mito e all'incanto della fiaba per raccontarci una vicenda attualissima. E ci conduce nel cuore meraviglioso e combattuto di ogni uomo in cammino verso la felicità: lì, dove siamo fragili e diversi, lì è la fonte segreta del nostro più grande potere.


Il mio pensiero:

Il bambino magico di M. Paola Colombo è una storia che lascia il segno. Voltando l' ultima pagina non nascondo che tanto mi ha fatto riflettere. La storia dei protagonisti e i temi trattati seppur attuali hanno scosso la mia anima, ma andiamo per ordine...

Safari Kenya spent a few days here and saw som beautiful animals and some amazing people:

Voliamo in Africa, nel villaggio di Marindo-Ta, è una calda notte africana e Ibrahima Diop, il lottatore, stringe tra le sue braccia un neonato. Ma il colore della pelle rattristano il padre che confuso corre all' albero delle parole, quello intorno a cui gli uomini si radunano a parlare delle cose importanti e da cui i bambini devono stare lontani. Ibrahima Diop viene inseguito dal suo primogenito Gora che preoccupato gli si avvicina, guarda per la prima volta il piccolo e stupito capisce tutto. Suo fratello Moussa è albino, un "zeruzeru", ha la pelle bianca come il latte di capra... sembra una luce accesa nella notte africana. In un villaggio dove la cultura e le tradizioni sono ben radicate e dove le leggende che si tramandano spaventano, nascere albini, si narra, vuol dire essere figli del diavolo, e che la loro pelle e le loro ossa siano capaci di curare le malattie e quindi uccisi, ma per fortuna a calmare gli animi ci pensa il marabutto Tafha con le sue parole:


"non nasce nessuna creatura che Dio non voglia. Moussa è figlio della luce come tutti noi, non delle tenebre."


Dall' attimo in cui Ibrahima Diop affida il neonato a Gora, entrambi diventano inseparabili, un' unica persona.


"Gora è il dorso nero di una mano, Moussa il palmo bianco di quella stessa mano."


I due fratelli crescono insieme, giocano a palla,  si allenano e si divertono con gli altri bambini del villaggio. A farli compagnia nei giochi è Miriam, dal carattere forte e determinato, sempre pronta a lanciare nuove sfide e prove di coraggio. I due fratelli, ammaliati dalla sua presenza si buttano in ogni nuova avventura. Gora, Moussa e Miriam si sostengono l' uno con l' altra, di raccontano e si confidano i propri sogni...e il sogno di Miriam è l' Europa, l' Italia, e le miriadi di possibilità che essa offre. 

Miriam è la prima a lasciare il villaggio di Marindo-Ta con la promessa che un giorno i due fratelli la raggiungeranno. E come ogni promessa Gora e Moussa faranno di tutto pur di mantenerla, ancora più convinti quando al villaggio arriva una lettera di Miriam dall' Italia dove parla di "coccodrilli", una tacita richiesta di aiuto percepita solo da loro due. 

Come sempre non vado oltre nel raccontare, per timore di cadere troppo nei dettagli. Ho cercato di riassumere la prima parte de Il bambino magico, con la speranza di avervi incuriosito nel sapere come sarà il viaggio dei fratelli e la storia di Miriam!

Maybe that is why you seem to live more vividly in Africa...life here is amplified by its constant proximity to death. People love harder here... ~From Peter Godwin, "When a Crocodile Eats the Sun: A Memoir of Africa" (paraphrased):

Maria Paola Colombo attraverso le sue parole mi ha preso per mano e mi ha immerso in due realtà completamente diverse e a loro modo crudeli. La prima parte del libro è ambientata in Africa, nel piccolo villaggio Marindo-Ta, dove la vita è molto semplice. Leggendo ho perfettamente immaginato la loro quotidianità; gli uomini che vanno al campo, le donne che spazzano i cortili, pestano il miglio e allevano i piccoli, le ragazze che si intrecciano i capelli e i bambini che tirano calci a un pallone fatto con le pezze o che si arrampicano sugli alberi. Inoltre, il rito della circoncisione, fatto ai ragazzi per diventare uomini e la poligamia, caratterizzano questa piccola comunità. Infatti Ibrahima Diop ha due mogli, Fatou e Aida. Fatou è la madre di Gora, mentre Aida è la madre di Moussa. In questa prima parte ho apprezzato molto anche la figura di Samba, la griot della famiglia, lei conosce la storia dei suoi antenati e ha il "potere" di radunare intorno a lei i bambini e raccontare storie. 

La seconda parte del romanzo ci porta, invece, in Italia, e qui la narrazione perde quella magia per lasciare il posto alla realtà! Emozionatissimo il viaggio dei due fratelli (non nascondo che qualche lacrima l' ho versata), e la storia di Miriam tanto simile a milioni di ragazze che fuggono dal loro paese per un futuro migliore.

Maria Paola Colombo ha saputo intrecciare temi delicatissimi, quali lo sfruttamento della prostituzione, il bullismo, la diversità, il valore della famiglia, con una storia unica. Il finale è intuibile durante la lettura, ma l' epilogo mi ha comunque spiazzato!  Il bambino magico ci induce a riflettere sulla vita! Siamo sempre portati a desiderare altro, quando , invece, la felicità è a portata di mano, basta aprire gli occhi, non far finta di non vedere e apprezzare ciò che ci circonda! Il bambino magico vive in ognuno di noi!


VOTO: CINQUE STELLE